Il "pinocchio fiorentino" ossia Matteo Renzi quando era ancora premier, in particolare quando ancora era certo della vittoria del SI al referendum del 4 dicembre, oltre ad aver annunciato il suo definitivo e totale abbandono della politica in caso di perdita, aveva altresì dato le più ampie garanzie sulla modifica della riforma elettorale che - a suo dire - si sarebbe fatta "subito dopo il referendum". Di "balle" il nostrano pinocchio ne ha cacciate tante, di promesse ne ha mantenute poche e quindi una in più o una meno, fa poca differenza.
In realtà, trascorsi ormai quasi due mesi da quel 4 dicembre che avrebbe dovuto essere uno spartiacque tra un governicchio di arroganti ed il ritorno all'espressione del voto popolare, ben poco è cambiato. Il pinocchietto certo si è dimesso .... ma solo dalla carica di premier, mentre ha mantenuto ben saldo il controllo del partito e di conseguneza della designazione di chi è stato posto a governare dopo di lui: il sessantottino Paolo Gentiloni. tutto questo non senza il costante occhio vigile del "grande vecchio", il vetero-comunista Napolitano che da troppo tempo e troppo a lungo, anche dopo aver passato il testimone della presidenza della Repubblica Mattarella, sta più o meno subdolamente condizionando la vita del paese.
Di modificare l'Italicum non si è nemmeno iniziato a parlare. Qualcuno ha chiesto "voto subito" col Mattarellum, con qualsiasi legge elettorale ....ma è rimasto inascoltato. Ora che anche la tanto attesa espressione del parere della Consulta sta arrivando il prossimo 24 gennaio al capolinea, si torna a parlare di quale legge sarà adottata e quando, per lasciare finalmente di nuovo che il popolo si esprima. Cos'altro si inventeranno i politici lo vedremo a breve; non dimentichiamo che anche sull'immediato ritorno alle urne il nostro "renzocchio" si è rimangiato tutto e ora, anche in vista di un nuovo possibile accordo con Berlusconi, prende tempo. Ma lo fa anche perché molti dei suoi sono alla prima legislatura e se il parlamento chiudesse i battenti anzitempo....addio vitalizio!
E nel frattempo anche Gentiloni continua a ripetere il solito ritornello che il suo governo resta in carica sino a che ha la fiducia del parlamento....ma certo, un modo elegante per dire: "fino a quando lo vuole il PD", perché sino a che ci sarà questo parlamento con una maggioranza che non rispecchia la volontà popolare sarà la segreteria di un partito che alle elezioni del 2013 ha ottenuto solo il 29,55% di consensi, pari a poco più di 10 milioni di elettori a decidere del destino anche dei restanti 50 milioni di Italiani.