lunedì 12 dicembre 2016

Il bipolarismo e gli accordi di governo pre-elettorali

Con l'avvento del bipolarismo, ormai superato dall'ingresso sullo scenario politico del Movimento 5 Stelle con un forte ridimesionamento dei partiti del vecchio centro-destra, era stato affermato un principio per il quale la forza politica che riportava la vittoria alle elezioni avrebbe espresso il governo, il cui presidente sarebbe stato il leader della stessa: in concreto cio' si era verificato con la vittoria di Forza Italia e la formazione del governo con presidente Berlusconi.

Sotto il profilo formale anche in tale occasione il suo incarico era stato determinato dal presidente della Repubbliche che:
a) non avrebbe potuto non tener conto della designazione popolare attraverso il voto del nuovo premier
b) non poteva nel procedere alla nomina di un governo non tenere altresi' conto che lo stesso dovesse anche avere i numeri in Parlamento per ottenere la fiducia.

Si è cosi' consolidato un principio di "elezione popolare del presidente del Consiglio" che formalmente non era e non è comunque tale. Nella forma non si puó quindi dare torto a chi sostiene che sia improprio parlare di nomina elettiva del governo che, se non si modificherà la costituzione, resta appannaggio del presidente della Repubblica.

La prassi introdotta, ma non normata costituzionalmente nè con altra legge, era evidentemente tesa ad evitare che si formassero governi difformi dalle scelte degli elettori, attraverso coalizioni diverse da quelle palesate in fase pre-elettorale. Mancando peró una chiara interdizione al passaggio, dopo l'elezione, di un parlamentare da un gruppo ad un altro piuttosto che la formazione di un proprio gruppo (vedasi per tutti il caso Alfano) ed essendosi in ogni modo formato un micro-cosmo di partiti molto frazionato questa prassi non è risultata in effetti piú praticabile.

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